Teatro, Dramma Lirico "Pagliacci" il 1 febbraio
L’associazione culturale fagnanese 2L Lombardia Lucania e la Pro Loco di Fagnano Olona con la Compagnia di Canto Vittorio Tosto, il patrocinio del Comune hanno portato in scena un grande classico con il noto dramma Lirico “Pagliacci“, su parole e musica di Ruggero Leoncavallo. Lo spettacolo si è svolto nella Sala Consiliare dell’affascinante Castello Visconteo, ad ingresso gratuito. Ultimamente l’associazione 2L ha alzato ulteriormente la qualità delle proposte offerte gratuttamente alla popolazione, si è dedicata anche al teatro e all’opera oltre alla tradizionale attenzione verso i bambini e all’aspetto solidale in Congo aiutando il progetto della Onlus di Don Crispino. Guarda un video dell’esibizione di Tango al link https://www.facebook.com/fausto.bossi/videos/10214129979663660 Il castello ammalia sempre e di volta in volta il cast internazionale di artisti si allarga e si trova a suo agio e comodo dall’accoglienza locale. Stavolta i personaggi e interpreti erano:
- Nedda, (nella commedia Colombina) attrice da fiera. Keiko Katsu, proveniente dal Giappone.
- Canio, (nella comm. Pagliaccio) capo della compagnia. Antonio Signorello, da Milano.
- Tonio, lo scemo (nella comm. Taddeo) commediante. Stuart Graham, proveniente dal Canada.
- Peppe, (nella commedia Arlecchino) commediante. Samuele Pedergnani.
- Silvio, campagnuolo. Gianluca Alfano
- Maestro Concertatore al Pianoforte: Atsuko Nieda, proveniente dal Giappone
- Ballerini: Cristina Carletti e Giuseppe Zoia della nota compagnia Tangueros di Milano
- Voce Recitante: Matteo Abbondi
- Costumi: Cristina Milazzo
- Regia: Antonio Signorello
- Coordinamento dello spettacolo e presentazione affidati invece al fagnanese Fausto Bossi che ha alternato le scene della commedia e il susseguirsi di uscite di scena tra gli attori e i favolosi ballerini esibitisi sul palquet.
Pagliacci è un’opera lirica in due atti, rappresentata per la prima volta al Teatro dal Verme di Milano il 21 maggio 1892. Stando alle parole dello stesso compositore, l’opera si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, in Calabria, dove il compositore visse da bambino alcuni anni. Trama: Dopo un’introduzione strumentale, la rappresentazione inizia a sipario calato, con un baritono, in genere quello che interpreta Tonio, solitamente nel costume che vestirà più avanti come Taddeo, che si presenta al proscenio come “Prologo” (Si può?, si può?), fungendo da portavoce dell’autore ed enunciando i principi informatori e la poetica dell’opera. La piccola compagnia teatrale itinerante composta dal capocomico Canio, dalla moglie Nedda e dai due commedianti Tonio e Beppe giunge in un paesino del sud Italia per inscenare una commedia. Canio non sospetta che la moglie, molto più giovane, lo tradisca con Silvio, un contadino del luogo, ma Tonio, fisicamente deforme, che ama Nedda e ne è respinto, lo avvisa del tradimento. Canio scopre i due amanti che si promettono amore, ma Silvio fugge senza essere visto in volto. L’uomo vorrebbe scagliarsi contro la moglie, ma arriva Beppe a sollecitare l’inizio della commedia perché il pubblico aspetta. Canio non può fare altro, nonostante il turbamento, che truccarsi e prepararsi per lo spettacolo (Vesti la giubba). Dopo un intermezzo sinfonico, Canio/Pagliaccio deve impersonare nella farsa un marito tradito, ma la realtà prende il sopravvento sulla finzione (No, Pagliaccio non son) ed egli riprende il discorso interrotto poco prima, rinfacciando a Nedda/Colombina la sua ingratitudine e dicendole che il suo amore è ormai mutato in odio per la gelosia. La donna, intimorita, cerca di mantenere un tono da commedia, ma poi, minacciata, reagisce con asprezza. Beppe vorrebbe intervenire, ma Tonio, eccitato dalla situazione, di cui è responsabile con la sua delazione, glielo impedisce, mentre gli spettatori, dapprima attratti dalla trasformazione della farsa in dramma, comprendono troppo tardi che ciò che stanno vedendo non è più finzione. Di fronte al rifiuto di Nedda di dire il nome del suo amante, Canio accoltella a morte prima lei e poi Silvio, presente tra il pubblico, accorso sul palco per soccorrerla. A tragedia compiuta, secondo la partitura originale, Tonio/Taddeo esclama beffardo e compiaciuto, rivolgendosi al pubblico: “La commedia è finita!”. Tale battuta passò precocemente a Canio, divenendo la prassi esecutiva abituale.]]>