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Pres. libro "L'umana ferocia" di Giorgio Anelli

2017_Anelli_Giorgio-libro_13-05-2017Il Circolo Culturale l’Alba, in collaborazione con Kolibris Edizioni, e con il patrocinio del Comune e della Pro Loco Fagnano Olona, ha organizzato l’incontro con l’autore Giorgio Anelli, per la presentazione del libro “L’umana ferocia“. L’evento si è tenuto sabato 13 Maggio 2017 alle ore 17 nel cortile quattrocentesco del Castello Visconteo, in piazza Cavour a Fagnano Olona, all’interno della “Festa della Mamma” organizzata dall’Associazione Culturale 2L Lombardia Lucania. E’ stata l’occasione per ascoltare alcuni estratti del nuovo libro di Giorgio Anelli, edito da Kolibris Edizioni, con la prefazione di Andrea Temporelli. Sono intervenuti Alfredo Maestroni, Presidente del Circolo Culturale l’Alba, il maestro Antonio Vaccaro, ed ovviamente i poeti del Circolo Culturale alternatisi a microfono grazie al coordinamento di Fausto Bossi. Sono molto contento – ha commentato lo scrittore, Giorgio Anelli – di avere presentato il mio nuovo lavoro in una cornice unica, quale il Castello Visconteo. Ringrazio caldamente l’amico Fausto Bossi per avermi proposto tale occasione, inserendo la mia presentazione in una rassegna più ampia. Voglio ringraziare l’associazione culturale Lombardia Lucania che ci ha ospitato e tutti i soci del Circolo Culturale l’Alba, che mi supportano e condividono con me la gioia e le paure che una pubblicazione comporta. Spero con “L’umana ferocia” di riuscire a trasmettere al lettore le mille sfaccettature dell’essere umano. Le 31 poesie de “L’umana ferocia” o “Poesie dall’inferno” sono pugni nello stomaco. Ma chi le ha scritte, il gallaratese Giorgio Anelli, non ha solo il desiderio di essere ricordato come uno degli ultimi poeti maledetti italiani, bensì quello di lanciare dei messaggi alla società italiana. Una società allo sfacelo sotto tanti punti di vista; per primo: quello lavorativo. 31 poesie o brevi racconti: 31 scene cinematografiche. Non si tratta di un urlo o di un lamento, né tanto meno di un giudizio sulla crisi di un mondo, quello italiano, completamente rovesciato. Si tratta di versi contrapposti tra di loro, nei quali ogni tanto barluma la speranza di una via d’uscita. Per il poeta maledetto, averli scritti significa fare una rivoluzione e auspicare che la stessa rivoluzione avvenga in ogni lettore. Chi si approccia a queste poesie, e saprà leggere tra le righe, nel proprio piccolo sarà spinto a un’azione positiva per tentare di migliorare «il mondo Italia».

Abbiamo risposto con grande piacere alla collaborazione con gli amici del Circolo Culturale l’Alba – spiega Marianna Panebianco, Presidente dell’Associazione Lombardia Lucania – e siamo contenti che l’autore e tutti poeti siano rimasti entusiasti della presentazione. Voglio ringraziare tutti loro, l’Assessore alla Cultura Giuseppe Palomba, la Pro Loco sempre presente con la Presidente Armida Macchi e il suo vice Paolo Bossi, e a tutti i volontari che hanno consentito alla “Festa della Mamma” di essere un appuntamento seguito anche quest’anno.
Siamo stati ben lieti – prosegue Panebianco – di ospitare anche degli eventi organizzati da altri enti, quali l’Associazione Motivazione, il Circolo Culturale l’Alba ed il Liceo Musicale V.Bellini, e di ricevere il patrocinio del Comune e della Pro Loco per la nostra rassegna. E’ nostra volontà proseguire la collaborazione con queste associazioni e con tutte le realtà locali che si renderanno disponibili a organizzare rassegne o attività per la nostra Fagnano. [gallery link="file" columns="5" ids="6112,6113,6120,6114,6115,6116,6119,6117,6118,6121"]
Note sull’autore: Giorgio Anelli, poeta e scrittore, si è laureato in Scienze dell’Educazione con la tesi “Tra burattino e bambino, Pinocchio alla ricerca della libertà”. Vive a Gallarate e alcune sue poesie sono state raccolte in un libricino dal titolo “Vita batte Sogno TRE a 0”, stampato clandestinamente nel 2004. Nel mese di novembre 2013 esce il suo nuovo libro “Parole che si infiammano tra le inquietudini della vita” e nel 2015 pubblica “Il cedro del libano”, entrambi con la Giuliano Ladolfi Editore. RASSEGNA STAMPA [gallery link="file" columns="5" ids="6347,6041,6050,6046,6044"]
Chi parla, quando si scrive? Spesso a prendere voce è una possibile umanità in cui ci siamo rispecchiati, uno stile, insomma, che ci ha accolti come una voragine. Dopo secoli di classicismo, ci siamo lasciati incantare dal desiderio romantico di originalità, dimenticando la dedizione dell’apprendistato, la fedeltà all’origine che non è semplice imitazione o esercizio di stile, ma ginnastica interiore in senso pieno, accrescimento d’essere attraverso la sequela di un maestro. Alla luce di tutto questo, riconosciamo in queste poesie di Giorgio Anelli la voce di un altro poeta, un giovane autore di culto tra pochi fedeli d’amore: Simone Cattaneo (1974-2009). Dalla prefazione di Andrea Temporelli
L’umana ferocia di Giorgio Anelli, che vanta l’autorevole prefazione di Andrea Temporelli, è un libro coraggioso, un libro non comune, che scuote, indigna, fa riflettere, e induce a rallentare il passo sempre più rapido delle nostre giornate. Nell’Umana ferocia il poeta non usa perifrasi o metafore per descrivere la realtà dei nostri giorni, bensì un linguaggio schietto e diretto, prestando però sempre grande attenzione alla struttura formale, all’equilibrio ritmico e alla musicalità della parola. La realtà da cui Anelli muove è la più dura, quella della solitudine e dello sradicamento, dell’alienazione e della perdita di punti di riferimento dell’uomo contemporaneo, abbandonato a se stesso nel fluire sempre più rapido del tempo, che lo vede spesso immobile e incapace di opporsi alla sua violenza. Qui il poeta non si erge a giudice, non fornisce soluzioni, opzioni, né via di fuga, ma si limita a descrivere ciò che vede e sente, in un costante interscambio tra realtà interiore e realtà esteriore, tra l’intimo e l’altro, ma sempre dalla prospettiva del dentro, accanto alle cose e alle persone che la sua penna tratteggia, restituendocele vive e tangibili nei versi. Come afferma Temporelli nella prefazione, Giorgio Anelli, pur rispettando la peculiarità del proprio versificare, compie un’opera preziosa di recupero e prosecuzione di una tradizione molto vicina a noi, ma poco frequentata, accogliendo il lascito di Simone Cattaneo, morto suicida nella sua Saronno a 35 anni, la cui voce riecheggia in distanza tra queste pagine senza che quella di Anelli le si sovrapponga mai, né tenti di emularla. Anelli infatti instaura un ideale dialogo con Simone Cattaneo, ne prende il testimone, e continua la sua corsa solitaria e sofferta tra le strade impervie delle nostre città, smascherandone le ipocrisie e le paure, le debolezze e le fragilità della natura umana, senza sottoporle a giudizio, né esonerare se stesso dal sospetto, quando non dalla certezza, di mancanze e inerzie. Ciò che sorprende e spiazza in questo libro è inoltre l’alternanza, spesso brusca, di toni e registri: dal colloquiale al lirico, dal poetico al narrativo, che riproduce l’alternarsi degli stati d’animo del poeta e la sua percezione delle mille sfaccettature, compresenti, e spesso discordanti di un reale ricco di contrasti e paradossi, descrivendo tutta la meraviglia e l’orrore dell’esistenza, tutta la miseria e la grandezza potenziale dell’umano. Chiara De Luca, nota non inclusa nel volume]]>